Ставки на спорт как финансовые инвестиции

"Ricchi e scemi" - ha detto Giulio Onesti

Очередной выпуск моего авторского Блога. 
Parliamo di come i club europei vengano attivamente acquistati da ricchi sceicchi arabi e di come questo influisca sulla qualità del nostro gioco preferito...

Блог #50 | Squadre di calcio europee e petrodollari arabi

 

Блог #50. Gli arabi comprano il calcio. Immagine от MatchFixingBet.Ru

 

Il calcio è sempre
più arabo. I ricchissimi
dei Paesi mediorientali
competono con i loro
simili per comprare le
squadre dei campionati
europei a colpi di
petrodollari. Con un po’
di passione sportiva
e tanto «sportwashing».

 

SCEICCHI
NEL PALLONE

 


«Ricchi e scemi» diceva dei pre-
sidenti di calcio Giulio Onesti,
l’uomo che rilanciò lo sport
italiano nel Secondo dopo-
guerra. Oggi probabilmente
l’ex numero uno del Coni ag-
giornerebbe la definizione in
«immensamente ricchi e assai
furbi», almeno per la crescente compo-
nente araba che sta mettendo le mani sui
club più blasonati d’Europa. L’Inter è nel
mirino da settimane del fondo sovrano
dell’Arabia saudita e il Manchester United
è oggetto di un’asta miliardaria che vede
scatenato lo sceicco del Qatar Jassim Bin
Hamad Al Thani, capace di offrire sei
miliardi di euro.

In giro per l’Europa, qatarioti, sauditi
ed emiratini hanno già messo le mani su
una quindicina di squadre. Irresistibile
amore per il calcio, pulsione espansio-
nista o sportwashing, come si chiama la
strategia di governi che cercano di rifarsi
una reputazione compromessa da corru-
zione e mancato rispetto dei diritti umani?
Le decine di miliardi spesi fanno pensare
comunque a un vasto disegno. Da non
sottovalutare, perché il mondo del pallo-
ne resta un veicolo di comunicazione e
propaganda formidabile.

Per un tifoso, veder giocare il Paris
Saint-Germain di Lionel Messi e Kylian
Mbappé, senza dimenticare giocatori del
livello di Marquinhos e Achraf Hakimi,
è una grande, grandissima fortuna. Non
importa chi è il padrone del circo o da
dove arrivano i soldi, importa vincere.
E negli 11 anni di gestione dell’emiro del
Qatar, Tamim bin Hamad Al Thani, attra-
verso il fondo sovrano Qatar Investment
Authority, il club parigino si è aggiudicato
sei scudetti, sette coppe di Lega e cin-
que coppe di Francia. L’unico trofeo che
continua a sfuggire è il più prestigioso, la
Champions League. Ma in fatto di soldi
le soddisfazioni non mancano: la rosa
del Psg vale 882 milioni di euro (secondo
Transfermarkt) contro i 629 del Napoli e
i 547 del Milan campione d’Italia. Men-
tre l’intero club è valutato dalle banche
d’affari intorno ai 4 miliardi.

L’importanza del caso Psg è che, al-
meno istintivamente, i tifosi di qualunque
squadra europea pensano alla capacità
di spesa illimitata dell’emiro Al Thani e
sognano i petrodollari anche per il pro-
prio club. Questo aiuta a capire perché
l’espansione degli sceicchi nel pallone
non trovi ostacoli. In Italia, il fenomeno
è ancora contenuto. Abbiamo il Palermo,
che dal luglio scorso è di proprietà del fon-
do di Abu Dhabi che fa capo allo sceicco
Mansour, attraverso il City Football Group
(Cfg), proprietario del Manchester City.
I «rosanero» attualmente sono decimi
in serie B, ma l’operazione, costata 13
milioni, è chiaramente in prospettiva di
una promozione in serie A e tiene conto
del fatto che Palermo è una città da 670
mila abitanti con una grande passione
per il calcio. Poi ci sono movimenti del
fondo sovrano del Kuwait sulla Sampdo-
ria, altra nobile decaduta, e c’è questo
corteggiamento dell’Inter da parte del
fondo sovrano dell’Arabia saudita, che
già a gennaio del 2021 si era fatto avanti.

 

Блог #50. Arabi ricchi e astuti. Immagine от MatchFixingBet.Ru

 

Conquistare una società prestigio-
sa come quella nerazzurra sarebbe un
colpo di grande impatto. La famiglia
Zhang chiede 1,2 miliardi per la squadra
di Lautaro Martínez e i sauditi del Public
Investment Fund devono fronteggiare la
concorrenza di Investcorp, società de
Bahrein. I sauditi hanno in mano anche il
Newcastle, in Inghilterra, conquistato nel
2021 insieme ad alcuni fondi anglosassoni
e nel 2019 avevano già rilevato lo Sheffield
United, squadra dal passato glorioso, che
milita in serie B. Qui ebbero un piccolo in-
ciampo, perché l’anno scorso venne fuori
che lo Sheffield si era fatto prestare tre
milioni di dollari dalla famiglia di Osama
bin Laden. La proprietà saudita non negò
la transazione, limitandosi a precisare che
la famiglia bin Laden è enorme.

In Francia, i miliardari di Riad hanno
comprato il Chateauroux, piccolo club
di terza divisione, attraverso la United
World del principe Abdullah bon Mosaad.
Stesso proprietario per il Beerschot di
Anversa, che milita in prima divisione,
acquistato dal principe nel 2018.

Se ci spostiamo negli Emirati arabi
uniti, si nota lo stesso attivismo pallo-
naro. Il gioiello della corona si chiama
Manchester City, valore della rosa che ha
sfondato il miliardo di euro e campioni
del calibro di Rúben Dias, Bernardo Sil-
va, Phil Foden e il mastodontico Erling
Haaland. Anche qui, come per il Psg,
siamo di fronte a un clamoroso spot del
petrodollaro in libera uscita dai forzieri
del Golfo. Lo sceicco Mansour ha messo
le mani anche sul Troyes, prima divisione
francese, sempre attraverso la holding che
controlla il City. In Spagna, gli emiratini
hanno rilevato nel 2017 il Girona e in
Belgio si sono portati a casa il Lommel
(seconda divisione) nel 2020.

Il Qatar, oltre al Paris Saint-Germain,
controlla una squadra di serie C in Spa-
gna, il Cultural Leonesa di León, e una so-
cietà di serie A in Belgio, l’Eupen, da ben
11 anni. Il prossimo colpaccio sognato
dallo sceicco Jassim Bin Hamad Al Thani
è il Manchester United, per il cui acquisto
sono pronti sei miliardi. Qui però bisogna
battere la concorrenza dell’industriale
chimico Jim Ratcliffe, l’uomo più liquido
del Regno Unito, con il suo patrimonio
pari a circa 17 miliardi di euro.

Prima di provare a tirare le somme di
tanta passione calcistica, va ricordato che
quando gli Emirati si regalarono il Man-
chester City, l’operazione coincise con il
lancio europeo della compagnia Etihad,
che in passato è stata anche azionista di
Alitalia. Ed è interessante notare che la
Emirates di Dubai sponsorizza Milan,
Arsenal, Olympiacos, Olympique Lione,
Real Madrid, Benfica e la confederazione
calcistica dell’Asia. Per farsi un’idea delle
cifre in ballo, ai rossoneri vanno circa 30
milioni l’anno e ai madrileni ben 70.

 

Блог #50. Calcio e petrodollari. Immagine от MatchFixingBet.Ru

 

Sono legami importanti, ma il bi-
sogno di pubblicizzare le proprie com-
pagnie aeree non spiega tutto questo
fermento sportivo. Per un regime poco o
zero democratico il calcio, come lo sport
in generale, è un ottimo veicolo per sviare
l’attenzione internazionale da condanne
a morte, imprigionamento di dissiden-
ti, violazione dei diritti umani e civili,
compressione dei diritti delle donne e
ossessione per l’orientamento sessuale
dei cittadini. Secondo l’ultimo rapporto
di Amnesty International, l’Arabia saudita
si distingue per le esecuzioni sommarie,
la detenzione di normali manifestanti, lo
sgombero forzato di migliaia di cittadini
a Gedda, lo sfruttamento, l’arresto e la
tortura di migliaia di lavoratori asiatici.

Negli Emirati, le organizzazioni uma-
nitarie hanno segnalato arresti illegali di
dissidenti, detenzioni disumane, perse-
cuzione penale degli omosessuali, divieto
di informare sulle attività del governo.
Non va meglio in Qatar, fresco di orga-
nizzazione dei Mondiali di calcio, dove si
sono verificate gravi violazioni dei diritti
dei lavoratori (tutti stranieri) e dove il
Guardian stima vi siano state migliaia di
morti sul lavoro per costruire gli stadi e le
opere generali, dal 2010 al 2022. Libertà di
stampa, di espressione e di associazione
sono tutte severamente limitate.

A ogni gol di Mbappé o Haaland, le
discriminazioni passano in secondo
piano. Si esulta e ci si abbraccia: siamo
tutti fratelli. Ai fratelli del Golfo, però,
piace anche molto comprare armi e noi
europei, naturalmente, gliele vendiamo
volentieri. Secondo l’ultimo rapporto del
Sipri di Stoccolma, aggiornato al 2021,
l’Arabia Saudita è il quinto acquirente
mondiale di armi, con 55,6 miliardi di
dollari, ed è il primo assoluto per spesa
in rapporto al Pil (8,4 per cento).

Invece la classifica della spesa pro
capite vede in testa gli Emirati Arabi uniti,
con 2.256,54 dollari per cittadino. Più che
«per», forse bisognerebbe dire «contro».
Poi arriva il piccolo Qatar, che con 11,6 mi-
liardi di dollari spesi per sistemi di difesa
si piazza al quinto posto in tutto il Medio
Oriente. Dal lato dei venditori, la Francia
è di gran lunga il primo esportatore euro-
peo di armamenti (terza al mondo) con
una quota di mercato dell’11 per cento.
Insomma, ogni volta che Messi e Mbappé
fanno una delle loro prodezze, ci si esalta
per lo spettacolo sportivo. Ma nel dietro le
quinte più che la competizione sportiva
conta la competizione bellica.

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