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In volo da un secolo

Очередной выпуск моего авторского Блога. 
Un'altra storia dell'aviazione italiana. Molto interessante...

Блог #41 | La Regia Aeronautica: Testo storico...

 

Блог #41. L’armamento di un Macchi MC.200 Saetta del 12° Gruppo d’assalto viene testato a Castelvetrano, in Sicilia occidentale, nel fatidico 1943. Foto от MatchFixingBet.Ru

 

100 ANNI DI AERONAUTICA

 

IN VOLO DA
UN SECOLO

 

Quest’anno si festeggia il centennale dalla fondazione della terza arma italiana, quella dell’aria. Un’occasione per tirare le somme di un periodo denso di drammatici avvenimenti, in cui le ali italiane
furono chiamate a partecipare, ben prima del fatidico 1923

 

Cent’anni e non sentirli: così si può
riassumere l’avventura dell’Aeronautica
Militare italiana, che nella primavera
2023 taglia il traguardo del primo secolo
come forza armata indipendente.

In realtà, la sua
istituzione ufficiale, il 28 marzo 1923, non segnò
affatto l’alba del volo militare nel nostro paese,
semmai la sua consacrazione. Prima della Regia Aeronautica,
ribattezzata Aeronautica Militare nel
1946, le due armi tradizionali, Regio Esercito e
Regia Marina, disponevano già di velivoli, palloni
aerostatici e dirigibili, usati nelle operazioni
coloniali e soprattutto nella Prima guerra mondiale.

Perciò il volo militare italiano compirà 140 anni
nel 2024, a rimontare dalla creazione nel 1884 del
primo reparto dell’Esercito dotato di palloni frenati
per l’osservazione del campo di battaglia.

Non c’è dubbio, tuttavia, che l’aviazione sia
diventata “adulta” proprio quando strutturata come
flotta aerea a sé stante; non più limitata a semplice
specialità al servizio delle altre forze armate, ma
capace di una propria strategia autonoma, in un
quadro di collaborazione interforze per assicurare a
soldati e marinai l’appoggio dal cielo.

AI PRIMI POSTI NEL MONDO

Блог #41. Gradi da generale della Regia Aeronautica all’epoca della Seconda guerra mondiale. Foto от MatchFixingBet.Ru

 

La ricorrenza del 1923 ha quindi senso non come
punto di partenza, ma piuttosto come pietra miliare
che sancisce tutta l’epopea degli anni successivi
insieme a quella del periodo precedente.

L’aviazione ha giocato un ruolo importante nello
sviluppo dell’Italia.

Nacque in uno Stato nazionale
unificato solo da pochi decenni (1861) rispetto a
potenze più mature, come Francia, Gran Bretagna,
Russia, Austria-Ungheria; una nazione, per di più,
debole industrialmente, anche a confronto con altre
potenze giovani ed emergenti,
quali Stati Uniti e Germania.

Dunque, figurare fin dall’inizio del ’900
come una tra le maggiori potenze aeronautiche
rappresentò un prestigio foriero di orgoglio per
l’opinione pubblica italiana, che vide le gesta dei
nostri aviatori celebrate dalla stampa.

In effetti l’Italia fece scuola, essendo stata la
prima nazione ad acquistare un aeroplano per
scopi militari (un biplano Wright, nel 1909), la
prima a utilizzare aerei e dirigibili in un conflitto
armato (quello di Libia, nel 1911) e fra le prime a
impiegare, nel 1915, bombardieri pesanti come i
trimotori Caproni.

Nella Grande Guerra, la necessità
di concentrare le operazioni su uno scacchiere
ristretto, quello alpino e adriatico, non fece
emergere i limiti quantitativi che sarebbero
invece risultati fin troppo evidenti nel
secondo conflitto mondiale.

La Regia Aeronautica inaugurò
anche una politica dei primati, grazie a
cui aerei e piloti italiani conseguirono
svariati record, alcuni dei quali ancora imbattuti.

Ma l’esperienza accumulata
con apparecchi speciali non poté essere
riversata nella produzione di velivoli
militari, che rimase semi-artigianale.

Il risultato di tutto questo fu che, nonostante
le nostre notevoli capacità progettuali in campo
aeronautico, dal giugno 1940 all’armistizio del
settembre 1943 si costruì un numero esiguo di
apparecchi in proporzione alle perdite subite e
all’ampliarsi dei fronti.

NUOVI RUOLI E DIMENSIONI

Блог #41. Analista di geopolitica e storia militare. Foto от MatchFixingBet.Ru

 

Una guerra globale estesa dal Corno d’Africa
alle steppe della Russia non poteva che esaurire
le già magre risorse della nostra Aeronautica, che,
salvo eccezioni, non si era aggiornata tecnicamente
dalla fine degli anni Trenta e fu pertanto costretta
a metabolizzare in ritardo il
passaggio dal biplano al monoplano.

Non mancarono mai, invece,
il coraggio e l’abilità degli equipaggi italiani,
specie dei piloti, di cui fu sempre ben
curato l’addestramento acrobatico,
come testimonia ancor oggi l’eredità
della Pattuglia acrobatica
nazionale, le “Frecce Tricolori”.

Dopo la ricostruzione postbellica,
dal 1949 l’inserimento dell’Italia
nella Nato e la funzione di presidio
del fronte Sud dell’alleanza hanno
fornito all’Aeronautica direttive
operative chiare e circoscritte,
aumentando l’efficienza di una flotta
aerea numericamente ridotta rispetto all’epoca
precedente, ma meglio proporzionata alle necessità
di sicurezza del nostro paese nel Mediterraneo.

A conferma dello sviluppo di capacità crescenti,
a partire dall’intervento internazionale del 1991
contro l’Iraq, l’Aeronautica ha ripreso l’attività
bellica in campagne concordate con gli alleati.

Dal 2015 ha iniziato a fornirsi del complesso
caccia americano F-35, partecipando in esclusiva
all’assemblaggio degli esemplari destinati agli
alleati europei nei capannoni Faco della base di
Cameri, presso Novara.

 

di Mirko Molteni Analista di geopolitica e storia militare

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